Storie
Capra e Cavoli
Ora che è uscita Prospektiva 53, nella sua bella vaschetta di plastica e che il numero precedente (La Traversata di cui si parla qui) è da collocare negli annali degli esauriti (o quasi, forse potete procurarvi una delle ultime centonovantanove copie cartacee numerate scrivendo una mail a redazione@prospektiva.it), adesso insomma che ho aperto e chiuso almeno due paia di parentesi, in barba ad ogni decenza, posso permettermi di pubblicare qui sul blog il racconto Capra e Cavoli che tratta , tra l'altro, di adulteri in comic sans, marketing di prodotti inesistenti, dilemmi logici con fiumi e animali e ostilità agli avverbi.
Alla persona che ha ispirato questa storia dedico i due sovrastanti diagrammi, manco fossimo nei contenuti speciali d'un dvd: il diagramma originale degli appunti della storia e lo schema logico per risolvere, in pochi semplici passi, la più annosa delle traversate - quella nel quotidiano guado della normalità.
I (1) Buffet a parte, Luca ha sempre odiato le feste di Natale della società. Serena deve sempre fare la simpatica coi suoi colleghi, e a un certo punto sta un’ora a parlare con un paio di squali brizzolati che devono essere molto importanti, a giudicare dai sorrisi di lei.
E naturalmene in macchina litigano, perché fare la simpatica per lei è stancante, e Luca non capisce che F. è il proprietario dell’agenzia e W. il suo avvocato, e a essere sinceri non è che sia stato divertente, sai, starli ad ascoltare che parlano di barche e di quanti soldi hanno fatto e di quanto soprattutto siano bravi.
Fottutamente bravi.
(Anche se fottutamente non si dice perché prima di tutto è un americanismo e poi perché è un avverbio, e gli avverbi sono il Male, dice Serena.)
II (5) E per quale motivo a W. venga voglia, d’un tratto, d’avvicinarsi a lei di nuovo dopo averla salutata, perché gli appoggi veloce le labbra sul collo, a Serena non è dato saperlo. Ne risulta per lei, invece, una specie di rapido fuoco di fila di sensazioni, ovvero nel dettaglio: sorpresa tenue fastidio inaspettato piacere di nuovo fastidio per il piacere di prima.
E quindi: una stordita, stupefatta attenzione alla schiena di lui mentre si allontana verso l’uscita del ristorante, al suo passo, al legame tra la sua figura e la sensazione delle sue labbra ancora lì, sull’epidermide accanto al colletto.
E poi, come in un cambio di focale, il volto di Manlio seduto due tavoli accanto mente cerca, disperatamente, di fingere di non vederla.
O meglio: di vederla solo ora anche lui, di non aver visto quel bacio che casomai era una cosa affettuosa tra colleghi - ecco - quel bacio che, diciamocelo, è un neon di adulterio in Comic Sans.
Una di quelle cose che insomma per uno che lavora per te sarebbe meglio non aver visto proprio, tant’è che Manlio ha una faccia colpevole, e anche sbigottita, perché è lei che adesso s’alza dal tavolo e al rallentatore gli s’avvicina, sorridendo, fino ad arrivargli vicino al volto, e dirgli:
-Questi non sono i droidi che state cercando.
In un bisbiglio.
-Questi non sono i droidi che stiamo cercando. - fa lui, sollevato.
-Ecco.
III (9) - Un gran casino. Perché vorrei avere tutto, capra e cavoli, amore e carriera. E non riesco a pensare che privilegiando una cosa inevitabilmente danneggerò l’altra... Non farmi scegliere, Luca, ti prego... Perché non lo so fare.... Come quei personaggi che al corso di sceneggiatura ci dicevano di non scrivere, perché un personaggio che non sa scegliere è un nevrotico inutile, non va bene per una storia. I personaggi nevrotici NON vendono. :(
-Che palle...
-???
-No, che palle questa chat che non funziona un cazzo.
-Ah, pensavo che palle io... :P
-Ma no, scemina. Tu non sei nevrotica, è normale avere dei dubbi.
-Ah, s ono normale. Mi sento meglio.
-E anche se tu fossi nevrotica e non vendessi. Sticazzi. È la tua solita paura... non so vendere... non sono abbastanza brava...
-Sì. Non lo sono. Sennò saprei scegliere. In tutto. Non ti immagini nemmeno in quante altre situazioni io non sia in grado di scegliere. Una casinista su tutti i fronti sono. :(
-E invece SEI brava. Vedrai che la tua robba egiziana sarà un successone. Dai, finisci ‘sta presentazione, che aspetto te per dormire.
-:))))) Luca, io non ti merito.
-Lo so...
IV(13) Luca Rovelli, detto Rove, è uno che se lo guardi, essenzialmente, dici che è alto. Non è un brutto ragazzo, anzi ha un volto con questa spolverata di barba e un sorriso anche carino, però il naso, ecco: quello sicuramente non è bello, e quindi alla fine non potresti dire, guardandolo, che sia un gran bel ragazzo.
Però puoi dire che è alto, questo sì.
Alto e magro. Quasi troppo, ecco - pensa Serena mentre lo stringe sopra dì sé - mentre lo stringe forte - e per fortuna che la regola della elle è una stronzata, pensa mentre lo fissa negli occhi
Ed ha un sorriso bellissimo, splendido.
È venerdì sera, e siccome lei il giorno dopo non lavora, il venerdì è una delle due serate settimanali (l’altra è il martedì, perché lunedì e mercoledì lui ha palestra, sabato si esce e la domenica sera per un motivo o per l’altro finiscono sempre a litigare) di visione filmino in streaming e coccole.
E lei pensa che come lui non lo fa nessuno, ecco. Che Luca a letto, è come se qualcuno ti permettesse di mangiare quello che vuoi, con la promessa che non ingrasserai di un grammo.
V (2) È martedì sera, e hanno visto Cassandra Crossing (che è uno dei film favoriti di Luca, insieme a Sindrome Cinese e Andromeda e a tutti i film girati prima del 1980 in cui succede qualche casino), e lui si è messo a spiegarle di nuovo perché l’ansia negli anni ‘70 era tutt’altra rispetto a quella di oggi, un’ansia meno passiva, meno globale - un’ansia, ecco, meno nihilista, e lei ha fatto di nuovo finta di non averlo mai sentita, ‘sta storia, e poi finito il film lui l’ha baciata e ora lo stanno facendo sul divano, perché Luca ci sa fare, lui è come quelle canzoni che hai nella playlist della palestra che quando le senti non puoi fare a meno di correre e correre e butta veramente bene.
Ma anche che palle.
VI (4) -Quindi, ricapitolando. Fammi capire, Serena. Tu stai praticamente tradendo - cioè scusami se sono diretta, ma te lo devo dire - stai praticamente tradendo il tuo ragazzo da... da quanto? un mese? due? Con l’avvocato del tuo capo. Che è sposato, che è un avvocato, che ha quindici anni più di te. Cioè, dovrebbero tipo darti l’Oscar della furbizia, a te. Un avvocato. Ed è quasi un anno che ti lamenti che non hai mai tempo per Rove, e che lui è un angelo a sopportarti.
-Tre. Dalla festa di Natale della società.
-Tre mesi. Ti pare una cosa sensata?
-Vabbè, saranno anche cazzi mie... eeh...
Serena si strappa un sopracciglio con le pinzette, perde il filo per un attimo. Poi fissa se stessa negli occhi al di là dello specchio e si risponde, stavolta a voce alta:
-No, scusa. Sono anche cazzi miei.
VII (6) W. ha questa ansia orribile di invecchiare, e Serena lo sa e lo punzecchia apposta, perché W. è sempre così incredibilmente, straordinariamente, totalmente in pieno possesso e controllo delle situazioni che destabilizzarlo, anche un pochetto, le dona una gioia incresciosa. Così quando lui, riabbottonandosi la camicia si volta a guardarla nuda sul letto, lei gli legge il compiacimento in volto e si trova automaticamente a provocarlo:
-Sì, ora non fare quell’aria da sono o non son meraviglioso... Cioè, per la tua età non è andata male...
-Ehh, lo so. Come ci danno i giovani critici cinematografici, vero...
-Che c’entra. Rove è Rove. Ma io sono esigente, ambisco al modello superiore. Io vorrei il top di gamma, sai. Perché mi devo accontentare di Rove quando potrei averne uno migliore? Uno come F. , intendo, ma più giovane...
Il riferimento a F. (che, lei lo sa, ha da sempre avuto più successo di W. con le donne) è uno spietato colpo basso, che lui accusa guardandola torvo per un secondo, per poi tirar fuori uno dei suoi sorrisi:
-Beh, ti capisco. Anch’io ho sempre voluto il top. Una donna bella, brillante, di quelle che ti invidiano.
Serena non riesce a non sorridere lusingata.
-Il top di gamma. Mia moglie.
-Stronzo. E se è tanto fantastica perché la tradisci continuamente?
-Perché anche io sono esigente. Ambisco ad essere... come hai detto? un modello superiore. E una cosa. Usi troppi avverbi, te l’ha mai detto nessuno?
VIII (8) È venerdì sera, e siccome lei il giorno dopo non lavora, il venerdì è una delle due serate settimanali (l’altra è il martedì, perché lunedì e mercoledì lui ha palestra e la domenica sera per un motivo o per l’altro finiscono sempre a litigare) di filmino in streaming e sesso. Che intendiamoci, con Rove è una sicurezza, perché fare sesso con Rove è come andare dall’estetista, lasci fare e te la godi, come quando... non lo so come, diciamolo, sto perdendo il filo, perché Rove cioé Luca adesso comincia veramente a prendere il ritmo quello giusto e Serena, insomma, non ci capisce più niente, sai com’è quando lui, cosa vado a pensare, Luca, qualsiasi cosa pur di non pensarci adesso, pur di non vedere il viso di quell’altro e a quel cazzo di bacio sul collo e poi Serena smette di pensare perché c’è solo il piacere immenso, una vibrazione assoluta, continua, un ringhio sotterraneo, una vibrazione.
Un messaggio sul cellulare.
Che solo dopo, quando si sono lavati, quando lui le si è appoggiato con la testa sul seno, lei ha potuto sbirciare e vedere che è, naturalmente, di W.
Sono due parole sole, splendide e menzognere.
Ti amo.
IX (10) -E il punto è: che cosa vendiamo?
Cioè, alla fine, quali sono stati i prodotti top della compagnia nel triennio passato? Questa slide riassume il triennio passato, e ci presenta una situazione in cui il prodotto immateriale domina il nostro settore di mercato. Per riassumere: intrattenimento e prodotti mobile, 31%. Abbigliamento e real estate virtuale, 22%. Identità, estetica e self-improvement nei social network 19%. Rendetevi conto: quasi tre quarti dei nostri prodotti più venduti non esistono.
E ok, chiaramente, il marketing è sempre stato vendere cose che non servono a persone che non ne hanno assolutamente bisogno.
Ma qui stiamo creando nuovi piani nella piramide dei bisogni di Maslow, e sono piani inesistenti.
Siamo, evidentemente, costruttori di piramidi.
X (12) Serena è a truccarsi, in bagno, e ha la testa piena di voci. Ma stavolta non si risponde.
È silenziosa e rancorosa e cerca di non parlare, perché sa che, se incominciasse a rispondersi, troverebbe l’ennesima giustificazione, la sfumatura, l’avverbio col quale modificare il senso della sua già troppo incasinata realtà e compiere l’estremo atto d’autoindulgenza.
E vorrebbe che la sua vita fosse come la cassettiera dei trucchi, con tante piccole scatole dove racchiudere le sue molte inutili menzognere vite.
Sarebbe facile, allora.
XI (14) È martedì sera, e hanno visto l’Aereo Più Pazzo del Mondo, e hanno riso come dei cretini, e poi lui le è saltato addosso facendo le ali con le braccia e vrooom con la bocca, e quasi non ce la facevano a smettere di ridere, anzi hanno fatto sesso ghignando come degli scemi, colpa del film ma anche del prosecco, e adesso lei pensa che come lui non lo fa nessuno, che Luca a letto è come quando vai negli outlet che conosci solamente tu, dove ogni volta riesci a trovare quella cosa che ti sta addosso perfettamente, splendidamente, meravigliosamente. E non mente, mai, mai, mai.
XII (3) È venerdì sera, e siccome lei il giorno dopo non lavora, il venerdì è una delle due serate settimanali (l’altra è il martedì, perché lunedì e mercoledì lui ha palestra, sabato si esce e la domenica sera per un motivo o per l’altro finiscono sempre a litigare) di filmino in streaming e coccole. E lei pensa che come lui non lo fa nessuno, ecco. Che Luca a letto, è come se qualcuno ti portasse in salvo da una tempesta spaventosa, ti depositasse gentilmente sulla spiaggia, dicendo hey, guarda, va tutto bene.
XIII (7) Lei sta uscendo dal negozio di Miu Miu con Luca sottobraccio e quasi va a finirgli addosso, a W. È tre settimane che hanno deciso di non vedersi, anche se non sono riusciti a non scambiarsi almeno qualche sms in questi giorni. Ed un paio di email.
Sanno già che questa pausa non durerà fino all’estate.
XIV (11) W. le dice che la presentazione non ha convinto tanto F.
Che quindi probabilmente tutta la linea dei prodotti proposta da Serena verrà tagliata.
Che lui non può farci nulla, che avrebbe voluto insistere.
Ma che - testuali parole - non può non impedire che un’idea potenzialmente pericolosa per la società venga accettata dal cda.
-Potenzialmente avresti potuto provarci - dice lei.
-Serena. Dai. Non puoi farmi scegliere tra il lavoro e...
-No, è vero. Saresti nevrotico. Non venderesti niente.
XV (15) Il buffet è peggio dell’anno scorso. E c’è la solita gente, compreso quel programmatore nerd che ha un nome da centurione e che per tutta la sera lo osserva strano. Ci sono anche il presidente brizzolato e il suo avvocato, tutti e due sembrano usciti da una parodia di Mad Men su uomini di successo pieni di menzogne. Luca ha sempre odiato le feste di Natale della società di Serena.
Però a questa non si poteva non andare: c’è il suo prodotto nuovo da festeggiare, perché alla fine qualcuno ha convinto il boss a darle fiducia, ed ora lei è raggiante e stanchissima e vestita benissimo.
Luca la guarda ed improvvisamente ne è stupidamente orgoglioso.
E Serena pensa: sono stata brava.
Fottutamente brava.