I protagonisti siamo noi
Capita sempre più spesso di leggere articoli di valide menti italiane riguardo le occasioni di fare successo, in Italia e all'estero.
Orgogliosamente, posso vantarmi di amici che si distinguono come ricercatori nell'ambito della medicina, come la promettente Dott.ssa Valentina Berti, che stanno in Italia ma girano il mondo e si fanno in quattro per raggiungere dei risultati internazionali, con un mesto contratto con il precariato nazionale. Ho amici ricercatori che invece si sono trasferiti altrove e si danno da fare all'estero, come il Dr. Bertolotti. E poi ci sono brillanti personaggi che tentano un buon colpo ideando una startup all'estero, magari nei pressi della Silicon Valley, dove potenziali investitori si trovano pure al bar; e chi, come l'imprenditore bolognese Massimo Ciociola, che dopo aver provato diverse strade all'estero, decide di tornare in Italia, perché nell'era di internet tutto è possibile ovunque, anche restando in contatto con la realtà quotidiana perché ciò che conta è l'idea e la determinazione.
Viviamo nell'era dell'immediatezza, dove tutto è possibile e dove il tempo è più che denaro: sono occasioni che si sfumano se non si colgono al volo. Ma ecco il grande dilemma che molti amici, coetanei e colleghi rinnovano quasi ogni giorno: prendere un aereo e andare dove le opportunità abbondano o restare e cogliere la sfida di raggiungere gli stessi obiettivi nella nostra ineguagliabile (nel bene e nel male) Italia?
Il periodo storico che stiamo vivendo non da molte certezze, non si sa più neanche cosa sperare certe volte: chi per anni ha ambito ad un posto di lavoro a tempo indeterminato, adesso sa che il raggiungimento dell'obiettivo non significa più ciò che significava anni fa.
Si fa fatica a riconoscersi in questa classe politica che consuma i soldi della collettività a suon di sprechi senza produrre né occasioni né sogni.
Ed è davvero il minimo se - nonostante i più ingegnosi tentativi di reagire positivamente - qualche volta ci scopriamo abbattuti e con il desiderio di andare altrove, dove magari non si abbia più questa sconfortante sensazione di nuotare controcorrente.
Inutile prendersela l'un l'altro, additandosi come codardi per aver mollato a favore di un'esperienza all'estero o come fessi per esser rimasti a pagare il 60% di tasse a uno stato che indietro non da niente.
Tanto servono gli uni e gli altri. Perché nonostante il periodo tremendo e nonostante le manovre anti-crisi che il governo si appresta a infliggerci, sta a ciascuno di noi tenere alto l'onore di un'Italia del design, della ricerca, dell'imprenditoria, dello sviluppo e dell'arte. Soprattutto quando non ci sentiamo rappresentati, sta a noi essere protagonisti e cercare - ciascuno nel proprio piccolo - di fare la differenza. Stando in Italia o stando all'estero, collaborando, facendosi sentire e difendendo l'orgoglio di un paese che - se riesce a recuperare il senso della collettività - può tornare a riprendersi i suoi primati culturali, storici e artistici!
Siamo noi i protagonisti, diamoci da fare!